Il motivo per cui negli ultimi dieci anni si ha così tanta voglia di riprendere certe sonorità dichiaratamente anni 80 è, per il momento, solamente ipotizzabile. Le ragioni si prestano a diverse interpretazioni. Ma la risposta, quella definitiva, forse potremmo avercela solo tra una decina di anni, con maggiore lucidità. Fatto sta, ne siamo ormai consapevoli: fa molto hype. La tanto vituperata stagione dei synth da quattro soldi e del pop cotonato s'è vendicata, a modo suo, reincarnandosi. Detto questo, gli Autokratz che fanno, se ne fregano? Neanche per il cazzo. “Self Help for Beginners”, seconda prova dei due londinesi, parte proprio da lì: 1983, l'anno di “Blue Monday”. L'inno disco targato New Order. Non è un caso, allora, che tra gli ospiti dell'album ci sia proprio lui, Peter Hook, quasi per il passaggio di staffetta. Ma non sono certo i primi gli Autokratz a sciacallare quelle che furono le ceneri dei Joy Division. Certamente no. Chi meglio, chi peggio, sono anni che ci provano in molti. I Cut Copy, tanto per fare un esempio illuminante, sono tra quelli che lo fanno con maggior classe. Classico copiaincolla, allora, con l'aggiunta di dosi massicce di beat sparati come nella techno più cafona e sregolatezza alla Digitalism. Quello che ne esce fuori è un album godibile, che scivola via pur senza lasciare il segno. Buone le melodie: “Becoming The Wraith”, “Firefiles”, “Last Light”. Buona la carica sprigionata dai pezzi più spinti: “The Seventh Seal”, Skin Machine”, “Kick” (in cui fa la comparsa Andrew Innes dei Primal Scream). Un album in grado di sollevare le sorti di una festa cominciata male. In grado di farti scollare il culo dalla sedia. E poco altro. Quello che manca è la consapevolezza di dover osare di più per reggere il passo di quelli che nel copiaincolla ci si muovono con maggior disinvoltura. www.autokratz.com www.twitter.com/autokratz www.facebook.com/autokratz www.myspace.com/autokratz