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LEO ABRAHAMS

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I nostri affamati padiglioni hanno avuto modo di gustarlo con Honeytrap, album di debutto molto apprezzato da noi e dalla critica internazionale per l'etichetta indipendente inglese Just Music, ritorna Leo Abrahams, chitarrista che credevamo dovesse gravitare attorno a composizioni abbastanza classiche o tutt'al più soul e downbeat e che invece vira decisamente verso la sperimentazione. Che il suo background sia segnato da un notevole livello di preparazione tecnica lo si poteva desumere già dal suo curriculum studiorum che registrano la sua presenza nelle insigni aule della Royal Acedemy of Music prima di intraprendere una carriera da chitarrista, arrangiatore e produttore, che l'ha portato a collaborare con personalità della musica anche parecchio diverse fra loro: Grace Jones, Nick Cave, Paul Simon, Rachid Taha... Ma probabilmente quelle che hanno segnato maggiormente la sua personalità lo videro fianco a fianco con Brian Eno, Ed Harcourt -con cui ha girato studi e palchi per 6 anni- e David Holmes (noto compositore di soundtrack, tra cui quelle di Ocean 12 e del pluripremiato Codice 46 di Michael Winterbottom). Non si può certo dire che Leo (classe 1977) abbia fatto poco fino ad ora e forse per via della giovane età ha deciso di proporre un disco un po' più impegnativo tramite il quale mostra di voler provare ad allargare i confini espressivi del suo strumento preferito -la chitarra elettrica-, cimentandosi in sperimentazioni molto interessanti e ottenendo un risultato notevole: a chi scrive è parso a tratti di ascoltare un Mike Oldfield disciolto nei synths di William Orbit! Impossibile non subire una certa fascinazione dalle atmosfere crepuscolari e dai contrasti affatto dissonanti dal sodalizio con la tecnologia informatica delle corde della chitarra di Leo che dinoccola emanazioni melanconiche e al contempo melodiche, radicali sul piano della sperimentazione eppure di facile accesso. Stupisce ancora più che le manipolazioni e l'aggiunta di effetti col laptop sono avvenute in tempo reale, quasi mai intervendo l'editing e librandosi il nostro menestrello futurista in piacevolissime improvvisazioni. L'atmosfera del disco risente molto delle composizioni di Morton Feldman, il cui intento era quello di "isolare" quella che suoleva chiamare "Esperienza Astratta", che Leo così ridefinisce: "this emotion we get from art that can't be categorised, a bit like melancholy in a positive and beautiful sense. In that way I like music to be suggestive of something, but to leave a lot to the imagination". Chiming organico, divagazioni bucoliche e perenne stato di tensione statica rendono l'ascolto un'esperienza assolutamente immersiva e immaginifica. www.leoabrahams.com www.myspace.com/leoabrahams

LEO ABRAHAMS è presentato in Italia da GRANDIOSA BOOKING

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