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Var - No One Dances Quite Like My Brothers

Vår - No One Dances Quite Like My Brothers Etichetta: Sacred Bones C\'è del marcio in Danimarca. Citazione shakespeariana per iniziare la recensione di una band proveniente da Copenhagen. Del marcio non so, l\'ultima volta che ci andai in Interrail trovai una città pulita ed accogliente con la Sirenetta e Christiania a fare da contorno al mio soggiorno. In questa bella città del nord negli ultimi anni si è sviluppata una bella scena punk/post punk. Da questa scena provengono i quattro musicisti che formano i Var. Due più famosi: Elias Bender Rønnenfelt frontman degli Iceage e Loke Rahbek membro dei Sexdrome e dei Lust For Youth. Ai due amici si sono aggiunti successivamente Kristian Emdal (Lower) e Lukas Højland (Red Flesh, Pagan Youth). I Var Incidono per la Sacred Bones, etichetta newyorkese sempre più attiva ed affermata nel panorama indie/new wave. Dentro No One Dances Quite Like My Brothers si trova elettronica, dark, synt, wave. Questa estrema varietà di forme musicali è da un lato il punto forte del disco dall\'altro costringe l’ascoltatore ad un attenzione particolare per non perdersi di fronte alle tante sfaccettature di questi circa 40 minuti di musica. In “Into Distance” sono i Cure, anche grazie alla voce di Elias novello Robert Smith, ad ispirare la traccia. “The word fell” richiama un synth pop in ambito New Order/Depeche Mode, si continua con l’oscura, industriale e claustrofobica “Motionless Duty”. Chiari i riferimenti 80’s che permeano l’intero album ma sono pezzi come “Boy” e la title track che sorprendono e rendono maggiormente varia la proposta musicale della band danese. Un disco malinconico, algido ma al tempo stesso emotivo. Un bel lavoro per questi quattro giovani provenienti dalla terra di Amleto. Andrea Paglialunga
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