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THE VAN PELT - Third Imaginary

THE VAN PELT - Third Imaginary La musica di oggi fa schifo, diciamocelo. A me piacciono le chitarre grezze, le canzoni scritte nei garage, gli accordi dissonanti usciti scordando a caso le corde... L\'ultimo disco onesto suonato solo con chitarra, basso e batteria è uscito nel 2002 e per ritrovare un riff come si deve mi tocca rispolverare i vecchi dischi di vent\'anni fa (venti!) e rimpiangere i tempi in cui i frontman di successo morivano suicidi e l\'eroina andava ancora di moda (ah i bei vecchi tempi!). In quei momenti di nostalgia metto su i Van Pelt e scolandomi una Moretti sulle note indolenti di Nanzen Kills a Cat mi chiedo: che cazzo di fine hanno fatto? Come tanti altri idoli di fine anni novanta, i Van Pelt si sciolsero nel 1997 dopo aver pubblicato il secondo disco, il loro capolavoro: Sultans of Sentiment. Due di loro formarono i Lapse e come per tanti altri idoli di fine anni novanta nessuno se ne accorse. La nostalgia canaglia avrà preso anche loro, perché nel 2014 se ne escono con il loro terzo disco: Third Imaginary. Ed è davvero il disco che avevamo immaginato (e sperato) visto che contiene otto tracce registrate tra \'96 e \'97, che sarebbero finite nel loro terzo LP se la band newyorkese non si fosse sciolta prima del tempo. Dentro ci trovi proprio quello che ti aspetti: c\'è il riffone di apertura di Infinite Me, che ti ricorda che bastano tre accordi e un overdrive per farti tornare a saltare. C\'è il talk-singing di Chris Leo, c\'è la perla post-hardcore di The Betrayal che sembra uscita fuori dal cappello degli At the Drive-in. Ci sono le chitarre sferraglianti e le armonie da brividi di The Speeding Train, con un finale in crescendo che ha l\'unico difetto di finire troppo presto. Come i Van Pelt. Fabio Tamburrini
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